Alla montagna servono servizi e investimenti. Ma serve anche una legge che permetta di rafforzare il modello delle unioni tra comuni perché questa sinergia è spesso l’unico modo per combattere lo spopolamento e garantire il funzionamento dei servizi. Il dibattito è stato al centro del convegno “Speranza Montagna”, organizzato martedì 21 gennaio a Torino da Uncem con la partecipazione di Regione, Comune di Torino, 150 amministratori locali ma anche rappresentanti del mondo economico e universitario, prché lo sviluppo dei territori di montagna è anche un discorso economico e culturale.

Il modello Piemonte è virtuoso,: la Regione ha stanziato fondi per 23 milioni di euro nel 2025. «Il sistema montagna, però, deve dialogare sempre di più con la pianura, i 550 comuni piemontesi di montagna non possono farne a meno  – ha spiegato l’assessore alla Montagna, Marco Gallo – I servizi sono essenziali, quelli sanitari, scolastici, e anche quelli che riguardano la connettività, che è uno dei problemi più grandi delle terre alte perché danneggia spesso anche il turismo». In  terza commissione l’assessore Gallo ha presentato il bilancio di previsione per il prossimo triennio: 180 milioni destinati alla montagna, 120 dei quali garantiti dal Fondo Sviluppo rurale Feasr 2023-2027 dell’Unione Europea.

«Ma servono enti solidi per gestire questi investimenti  – spiega il presidente nazionale Uncem Marco Bussone –. Oggi la difficoltà è data dalle norme statali e regionali, che in nome di un’apparente libertà di scelta, non hanno perimetri chiari di lavoro. Così le unioni montane sono fragili. Abbiamo bisogno di rinnovare una nuova compattezza e coesioni». La collaborazione tra comuni e regioni, con un modello replicabile su territori sempre più vasti è l’obiettivo. «Costruiamo un allenanza con i lombardi, lavoriamo alla riforma del testo unico per avere enti sovracomunali che siano in grado di sostenere i comuni nelle loro strategie di crescita e sviluppo», propone l’assessore Gallo. La collaborazione potrebbe allargarsi al Veneto mettendo a sistema un territorio di 3500 comuni.

Dal convegno Torinese arriva l’appello dei sindaci che chiedono  a Governo e Parlamento di reintrodurre finanziamenti per i piccoli Comuni, per opere e manutenzioni – Uncem rilancia: le autostrade, tutti coloro che estraggono terre rare, chi utilizza beni pubblici, devono riconoscere percentuali dei loro guadagni ai territori montani. Si deve intervenire politicamente, invertendo il processo. Anche sul divario digitale: il 5G, la banda ultralarga, i segnali tv e telefonici, devono arrivare ovunque, e non fermarsi a fondovalle.  «Non c’è nuova economia dei territori – precisa Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte – senza riorganizzazione istituzionale. Le Unioni montane in Piemonte devono essere consolidate con una legge efficace. E a livello nazionale, lavoriamo da subito con Anci, Upi, Ali su una proposta solida per il nuovo Testo unico degli Enti locali. Nella quale sia chiara la specificità dei territori montani. Del Governo della Montagna».

La montagna chiede una rpapresentana in Parlamento. «Un tema complesso ma urgente – dice Bussone – I territori finiscono per essere non rappresentati. Ma nuove leggi elettorali sono urgenti. I livelli essenziali delle prestazioni dei servizi alle comunità si accompagnino a riconoscimento del governo della montagna». La prima occasione per parlare di questo tema sarà un consiglio comunale aperto sulla montagna, convocato in Sala Rossa a Torino.