Solo sul Green (e sull’health) ci rifondiamo
È vero che tra le diverse questioni che ci consegna l’emergenza sanitaria vissuta, vi è anche la necessità di riforme strutturali, di impegno per salvaguardare e valorizzare i livelli amministrativi che erano stati smontati, di strumenti per far lavorare insieme i territori, non certo solo nell’emergenza.
Questo primo pezzo di secondo decennio del millennio è stato segnato dall’emergenza da Covid-19. Il Coronavirus ha sconvolto il nostro modo di agire. In quarantena, con scuole schiuse, tutti a casa, strade deserte, telelavoro, ma anche una nuova attenzione per servizi che avevamo un po’ troppo dati per scontato, come quelli medici e ospedalieri e appunto quelli formativi. Il Coronavirus ha messo in luce quanto il Paese abbia bisogno di investimenti su scuola e sanità. E ha comunque evidenziato che, con politiche e strategie, questi due sistemi sono, devono ancora essere eccellenza. Troppi tagli e disattenzioni le abbiamo capite (forse) solo dopo un’emergenza sanitaria come non si era mai vista. I primi provvedimenti presi per far fronte alle conseguenze dell’emergenza riguardano anche i Comuni, gli Enti territoriali, con un’attenzione ai Sindaci che deve crescere. Perché loro, noi, Amministratori locali, siamo stati e siamo al centro di un processo che ancora una volta mostra l’importanza, la strategicità del ruolo di guida di una comunità. Comuni, Sindaci in prima linea. Dobbiamo lavorarci. Non è vero che la politica non lo sa. È vero che tra le diverse questioni che ci consegna l’emergenza sanitaria vissuta, vi è anche la necessità di riforme strutturali, di impegno per salvaguardare e valorizzare i livelli amministrativi che erano stati smontati, di strumenti per far lavorare insieme i territori, non certo solo nell’emergenza.
Passatismo? Rimpianto di tempi andati? Proprio no. Se c’è una cosa che dobbiamo imparare, che abbiamo imparato – e che abbiamo messo al centro della Piattaforma Montagna e Aree interne nata all’indomani degli Stati generali – è che questo Paese riparte se sa guardare ai suoi territori e alla voglia di fare comunità. Lo sperimenti vivendo i paesi e anche la politica che si consuma e alimenta qui, nelle Istituzioni locali. Si costruisce futuro, solo se consapevoli che tutto sarà nuovo rispetto al passato. Ad esempio, quanto scrive la Laudato Si di Papa Francesco per dare giustizia sociale insieme, grazie, a una nuova ecologia integrata. Non sono parole che non ci riguardano. Scopriamo che le comunità, nei nostri territori, hanno già prodotto antidoti e hanno degli anticorpi in più. Penso alle comunità energetiche per una nuova gestione dell’energia appunto, penso alle Coooperative di comunità, alle case della salute e agli infermieri di comunità: oggi sono già operativi, nuovi modi per lo Stato di essere vicini ai cittadini. Sono un modello e un esempio che parte dai territori e che altri pezzi di Paese – anche quelli urbani – possono copiare.
Smart e green sono due pilastri dello sviluppo, lo abbiamo sempre detto. L’emergenza sanitaria ha mostrato il dramma del divario digitale, che interessa i territori montani a causa dell’assenza di adeguate reti. Su questo fronte devono proseguire gli investimenti, sul Piano banda ultralarga, sui ripetitori per la telefonia mobile, sul 5G. È solo grazie all’infrastruttura forte, che nasce una rete, una digitalizzazione vera per i territori, anche per gli smart villages, i borghi intelligenti sui quali l’Europa vuole puntare nella nuova programmazione comunitaria. Non senza l’attenzione verso la decarbonizzazione, la riduzione del consumo di suolo, l’economia verde. È scritto con chiarezza nel Manifesto di Assisi, elaborato da Fondazione Symbola, per “Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica”. La lotta ai cambiamenti del clima rimette al centro, delle opportunità e delle politiche, i territori montani e le aree interne e rurali del Paese. Perché qui c’è lo scrigno di beni ambientali che serve l’intera collettività (Elinor Ostrom ci ha insegnato molto), perché qui i territori sanno già vincere la “sfida della green economy”, per dirla con il titolo di un importante testo redatto dal mio predecessore all’Uncem, Enrico Borghi. Acqua, foreste, clima, assorbimento di CO2, rigenerazione del patrimonio: come scrive il “Codice ambientale”, la legge 221/2015 devono essere riconosciuti nel loro valore e il pagamento dei servizi ecosistemici deve diventare realtà. Non a caso leggiamo questo articolato, la 221, insieme e senza soluzione di continuità con la legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni e il Codice forestale nazionale. Tutte e tre devono essere pienamente attuate e sono antidoto alla marginalizzazione, allo spaesamento, all’abbandono e alla desertificazione di Alpi e Appennini. Lavoriamo per mettere al centro del percorso che facciamo con Comuni, Sindaci, Amministrazioni locali, imprese e terzo settore, le competenze che apprendiamo grazie alla progettazione comunitaria, nell’incontro con altri partner e soggetti. Penso appunto ad A2E e al bagaglio di opportunità che conosciamo per rendere migliori e diversi i nostri edifici. Su questo vale la pena di lavorare anche in termini di salubrità, di benessere, di consapevolezza nell’uso dei materiali che sono sì a consentire il risparmio energetico, ma anche a consentire spazi per la qualità della vita che passa indubbiamente dalla salute. E così Uncem ha scelto convintamente di aderire con tanti amici alla rete “HHH – Home, Health & Hi-Tech”, che di fatto aggiunge al green tre fronti che l’emergenza sanitaria ci ha consegnato come determinanti.
Non vogliamo farci trovare impreparati. Una rivista come questa può fare la sua parte. Così Uncem e la rete di 3850 Comuni montani italiani, con l’adesione a politiche comunitarie di lungo periodo, lungimiranti, capaci di generare coesione. Green, smart (superando tutti i divari, digitali, istituzionali, economici), intelligenti e interconnessi, ma anche consapevoli che stare at home – in una buona casa – non può non legarsi alla buona salute da mantenere per sé e per chi ci sta vicino. Non senza interconnessioni, tecnologia, legami. Che dopo l’emergenza Covid-19, nei nostri Comuni montani torniamo a generare.
di Marco Bussone
Presidente nazionale Uncem