Neopopolamento e lavoro
Tanta voglia di vivere in contesti più vicini alla natura e la semplicità. Tante difficoltà nel reperire forza lavoro nelle zone interne di montagna.
«Cresce la fetta di popolazione che ha voglia di cambiare stile di vita, più legata alle relazioni umane e alle cose semplici. Lo conferma l’esperienza fatta a Grottole nel 2019, dove una piccola onlus di paese, “Wonder Grottole”, in collaborazione con Airb&b, ha lanciato un bando per vincere la sfida dello spopolamento» racconta Giovanni Teneggi, responsabile della promozione del settore cooperative di Comunità di Confcooperative e Direttore Confcooperative Reggio Emilia. Grottole infatti, a circa 30 chilometri da Matera, conta 300 residenti e almeno 600 case vuote. Così il piccolo paese della Basilicata ha lanciato la propria offerta: un invito ad andare a Grottole per cinque mesi lavorando come agricoltore, muratore, giardiniere e diventare ambasciatore del borgo nel mondo. Per cinque posti disponibili si sono candiate 280.000 persone. Tutte attratte da una prospettiva di vita più vicina ai ritmi della natura.
«Questo conferma che il neopopolamento non è un problema, ma un’opportunità, che oggi necessita di risposte lungimiranti, razionali e sistemiche, perché non v’è dubbio che avremo una migrazione più forte di persone verso territori che rispondano a esigenze di relazione, di sicurezza, di umanità, di “fresco”, requisiti che oggi le zone ad alta densità metropolitana non soddisfano. Tanto che in futuro il divario sarà tra le aree che saranno state capaci di accogliere e quelle che avranno frenato l’accesso alle proprie risorse. Il disegno politico deve quindi essere anche culturale e vedere partecipi le popolazioni locali, perché potenzialmente le nostre aree interne sono una fabbrica rispetto a questa attesa del mondo. Alla fine si dovranno salvare le città, non le aree interne».
Il contraltare è la storia di chi, in piccoli borghi in quota, non riesce a trovare personale per gestire le attività ricettive. Succede a Riale, gioiello di architettura di montagna dell’Alta Val Formazza (VB) al confine con la Svizzera. A 1800 metri di altitudine, incastonato tra vette maestose, circondato da laghi e pendii ricchi di storia, Riale è tra i primi insediamenti creati dalle popolazioni walser che raggiunsero la Val d’Ossola dal vicino Canton Valles. Una località di grande fascino che si anima di turisti in estate e in inverno. L’offerta di attività sportive è ricca, insieme ai piaceri del relax e della buona tavola. Qui infatti, nella sua locanda Walser Schtuba, lo chef Matteo Sormani accoglie i turisti e propone deliziosi menù, frutto di una cucina sperimentale, autonoma grazie all’utilizzo dei prodotti autoctoni e attraverso la realizzazione in casa di prodotti da forno come pizza e pane. Calda e avvolgente, la locanda ha una sala ristorante per 25 coperti, un ampio cortile per servire all’aperto quando il clima lo consente, una cucina ben equipaggiata con attrezzature d’avanguardia, un laboratorio artigianale, oltre a 6 camere con bagno. Nei periodi di bassa stagione il lavoro non manca perché i progetti dello chef durano tutto l’anno, ad esempio con la lavorazione degli agrumi, ingredienti principe dei suoi famosi panettoni e colombe.
Per chi volesse imparare il mestiere di chef la sua cucina è una straordinaria palestra. Per chi volesse vivere nella magia della natura che offre Riale, la sua locanda è un’opportunità. Eppure è da oltre un anno che Sormani cerca almeno due persone da assumere, senza fortuna. Negli ultimi sei mesi ha fatto 100 colloqui, ma alla fine nessuno vuole venire. Perché? «Siete fuori dal mondo» è la risposta più frequente. «Nessuno vuole più un contratto a tempo indeterminato, i candidati che ho incontrato preferirebbero un impegno per un paio di mesi, ma quello è il tempo che mi serve per istruirli, ho bisogno che si fermino almeno un anno» spiega lo chef, che cerca persone anche con esperienza minima nella ristorazione, che gli diano una mano in cucina. Ma la scorsa estate la locanda era priva di personale anche per servire i tavoli all’aperto e tutt’ora servirebbe una persona in più per la pulizia delle camere. Naturalmente l’offerta di Sormani include vitto e alloggio. «Potrei anche assumere una coppia, che voglia trasferirsi qui. Ne abbiamo avuta una tempo fa, lei lavorava in cucina, lui serviva in sala, ma poi hanno deciso di tornare ad Alagna. Oggi lo staff è composto da quattro persone, oltre a me. Due sono extra comunitari, vengono dal Mali e dal Senegal, lavorano qui da un anno e mezzo. Ho bisogno di allargare la squadra» è l’appello di Sormani.
di Francesca Corsini