Maltempo in Piemonte, decine di milioni di danni
Il presidente della Regione Alberto Cirio, gli assessori Gabusi e Bussalino: «Lavoriamo alla stima precisa dei danni per la rapida istruttoria della richiesta di Stato di emergenza da parte del governo»

Oltre 500 frane, strade come fiumi, collegamenti interrotti e una vittima, Giuseppe Bracco di Monteu da Po, 92 anni. In Piemonte, dopo l’ondata di maltempo che si è abbattuto sulla regione è tempo di contare i danni, che ammontano a decine di milioni di euro, ma anche di riflettere sulla progettazione del territorio. Mentre la macchina istituzionale dei soccorsi è ancora in moto per assistere le persone rimaste isolate o impossibilitate a rientrare in casa, la Regione stanzia i primi fondi.
Servono 15 milioni per gli interventi urgenti
Il presidente della Regione Alberto Cirio ha già annuciato che chiederà al Governo lo stato di emergenza e l’amministrazione regionale ha stanziato i primi 5 milioni per gli interventi di massima urgenza, ma le stime sono ben peggiori: serviranno almeno 15 milioni per ripartire». Il numero emerge al termine del vertice di sabato 19 aprile v il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, gli assessori alla protezione civile Marco Gabusi e quello agli enti locali Enrico Bussalino, con i presidenti delle Province piemontesi e i rappresentanti degli enti locali Anci, Uncem, Upi, Anpci e Ali.
«Grazie all’accuratezza delle previsioni di Arpa e alla tempestività degli interventi dei tecnici e della nostra protezione civile, che in poche ore ha saputo mettere in campo oltre 1500 volontari, pare che la situazione più critica sia passata, anche se le previsioni per le prossime ore non ci consentono di abbassare la guardia – ha spiegato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio aprendo la riunione – Vanno monitorate con particolare attenzione le frane: sono oltre 500 quelle già censite, ma il numero potrebbe aumentare. Alle Province abbiamo chiesto di lavorare da subito a una stima dei danni in modo da avere per i primi giorni della prossima settimana un conteggio il più possibile accurato da fornire al governo per l’istruttoria necessaria al riconoscimento dello Stato di emergenza che è essenziale per la copertura delle opere di somma urgenza per le quali la Regione ha già garantito i primi 5 milioni, ma che stimiamo superino i 15 milioni di euro. Ho sentito più volte in questi giorni il ministro Musumeci, e il vicepresidente Tajani, durante il Consiglio dei ministri di ieri, ha posto la questione all’attenzione del governo, da cui abbiamo avuto importanti rassicurazioni sul supporto e la vicinanza».
In queste ore inizierà anche il censimento dei danni subiti dalle produzioni agricole, che proseguirà man mano che l’acqua si ritirerà dai campi tuttora allagati. Giovedì Coldiretti aveva fornito una stima iniziale di due milioni di euro di coltivazioni distrutte dalla pioggia e dal fango, ma il bilancio finale potrebbe essere ben peggiore.
Un’alluvione come quella del 2000
Dal 15 aprile al 17 aprile 2025 il Piemonte è stato colpito da precipitazioni molto forti. I valori massimi si sono concentrati sulle zone alpine del Torinese, Biellese e Verbano con valori generalmente compresi tra 300 e 400 m e picchi di oltre 500 in poco meno di 72 ore. Sull’appennino Ligure con apporti significativi sul Belbo, alto bacino della Bormida con accumuli superiori al 200 m.
I valori osservati sono comparabili a quelle di eventi alluvionali che hanno interessato in passato la regione, in particolare l’alluvione dell’autunno 2020.
Dal confronto risulta evidente il carattere autunnale del recente evento: pur essendo primavera, il confronto è necessariamente con eventi meteo-pluviometrici autunnali (novembre 1994, ottobre 2000, novembre 2016, novembre 2020). Altra caratteristica peculiare la durata è stata significativamente ridotta, pur con accumuli abbastanza confrontabili con questi eventi: 72 ore di precipitazioni complessivamente, ma con intensità più significative in 50-60 ore.
L’evento è paragonabile a quello alluvionale del 13-16 ottobre del 2000, anche se la durata è stata inferiore (72 ore rispetto alle 96 ore) e i valori massimi inferiori: nel 2000 si registrarono fino a 740 mm a Bognanco (VB) nel bacino del Toce, oltre 700 m sui bacini di Orco e Stura di Lanzo e oltre 300 m sul bacino della Dora Riparia. Di conseguenza le portate massime registrate furono superiori con 3100 m3/s a Tavagnasco (TO) sulla Dora Baltea, 2300 m3/s a Torino Murazzi (contro gli attuali 1000 m3/s). Tuttavia, se si considera la portata massima del fiume Po alla chiusura del bacino piemontese ad Isola S. Antonio (AL), nel 2000 si registrarono 10500 m3/s, di poco superiori agli attuali 10300 m3/s.
«Ancora una volta il nostro sistema di protezione civile è stato in grado di affrontare un evento atmosferico straordinario per modalità e per il periodo dell’anno in cui si è verificato: siamo stati al lavoro nelle 30 ore dell’emergenza e da ieri sono iniziati i sopralluoghi per ripristinare le situazioni più importanti, questo è frutto dello straordinario lavoro di squadra tra regioni enti locali e volontari. A questo va aggiunta la costante collaborazione tra la Regione e gli enti locali – Comuni, Province e Città metropolitana – che si conferma fondamentale sia per la gestione delle fasi di emergenza sia per quella della ricostruzione» hanno dichiarato gli assessori alla Protezione civile Marco Gabusi e agli Enti locali, Enrico Bussalino.
Le attività di previsione e allertamento
«Il Piemonte in questi anni si è distinto per la capacità di prevedere questo tipo di eventi in modo. Abbiamo investito risorse e tecnologie, anche con l’uso dell’intelligenza artificiale, per farci trovare il più possibile pronti di fronte a eventi purtroppo sempre più frequenti – sottolineano il presidente Cirio e l’assessore all’ambiente Matteo Marnati – Allo stesso tempo continuiamo a intervenire in maniera strutturale per rafforzare la capacità di tenuta del nostro territorio e delle infrastrutture blu».
La precisione e la celerità delle previsioni di Arpa è stata elogiata anche dai presidenti di Provincia e dalle associazioni degli enti locali durante la riunione.
Una politica per la montagna
Il presidente Uncem Marco Bussone torna a chiedere attenzione per i territori montani. «Molti sindaci hanno capito che senza territori, intesi come aree esterne alla città, non si va lontano. I fondi UE non possono essere concentrati solo nelle città». Da tempo l’Uncem, impegnata anche nella revisione della legge sulla montagna, chiede investimenti per i territori. «I benefici poi sono di tutti». L’approccio è quello di una nuova economia che non sia urbanocentrica.