Valchiusella verso il futuro
Il piano di sviluppo alimenta riflessioni che vanno al di là dei singoli bandi
La Valchiusella, disegnata nel corso dei secoli dall’erosione dell’omonimo torrente, rappresenta un territorio ben delineato e riconoscibile tanto nei confini fisici quanto nella sua geografia amministrativa, corrispondente ai comuni di Brosso, Issiglio, Rueglio, Traversella, Valchiusa, Val di Chy, Vidracco e Vistorio. Appartengono alla storia recente i comuni di Valchiusa e Val di Chy, nati a seguito della fusione dei precedenti Comuni di Meugliano, Trausella e Vico Canavese da un lato, e di Alice Superiore, Pecco e Lugnacco dall’altro. Con circa 1200 unità è Val di Chy il primo Comune per popolazione; un numero importante in una valle che, complessivamente, conta poco più di 5000 abitanti.
La storia demografica di questo territorio porta alla luce alcuni temi ricorrenti delle aree interne, connotate da progressivo spopolamento e invecchiamento demografico. Sempre più vecchi e sempre più soli, sia in chiave relazionale quanto di servizi. Nell’ultimo biennio il territorio ha avviato una profonda riflessione sulle strategie per arginare il fenomeno e individuare la rotta per uno sviluppo armonico e sostenibile; un processo che ha visto una tappa fondamentale nel piano di sviluppo, coordinato dal Professor Gianpiero Lupatelli, che rappresenta la base della successiva candidatura della Valchiusella al bando nazionale per le Green Communities.
Un progetto che attende finanziamento, a valere su bandi regionali o nazionali. Nel frattempo, le risorse del Pnrr hanno premiato il progetto di asilo nido di valle, altro segnale importante per il futuro di un territorio entrato nella modernità all’ombra della grande Olivetti, e che cerca ora la giusta veste con cui affrontare il proprio futuro post industriale.
«Una domanda importante cui la Valchiusella è chiamata a rispondere – spiega Gianpiero Lupatelli, autore del piano di sviluppo – è se si debba privilegiare la scelta di accompagnare e conservare le molteplici attività più o meno tradizionali che assicurano opportunità diffuse ma un po’ fragili o invece imboccare con più decisione la strada un processo di trasformazione economica e sociale più marcata che non potrebbe che trovare il suo traino nelle nuove correnti dell’escursionismo turistico all’insegna dell’outdoor recreation di cui in particolare la bicicletta, in tutte le sue espressioni è il veicolo principale (ma certo non unico). Una scelta per la quale entrambe le opzioni possibili sono orientate alla sostenibilità e a un rapporto diretto con le risorse ambientali da valorizzare; scelta dunque tra opzioni comunque in sintonia con la Strategia delle Green Community».
La domanda pone dunque, implicitamente, la questione di come affrontare il conflitto possibile e conciliare le posizioni tra modi diversi di percepire il territorio e utilizzarne le potenzialità: tra la dimensione proprietaria delle tradizionali utilizzazioni agro-silvo-pastorali da un lato, non troppo ben disposte ad accogliere l’intrusione di frequentatori per i quali lo spazio è invece palestra e luogo di svago grazie a elementi che l’ambiente sembra fornire naturalmente e non invece, come per i primi, luogo di produzione che richiede fatiche e disagi durante l’intero corso dell’anno. Diversità di vedute che sfociano spesso in piccole diatribe su temi quali la percorribilità dei sentieri e la presenza di cani da guardiania nel periodo di pascolo.
«C’è insomma – prosegue Lupatelli – da mettere in conto il confronto tra diverse antropologie; un confronto che per non diventare scontro e conflitto deve, in ciascuno, metabolizzare le ragioni degli altri e assumere la prospettiva di uno scambio possibile. Uno scambio nel quale i frequentatori dell’outdoor recreation diventano i clienti dei prodotti tipici (e dei servizi di accoglienza) della società locale, mentre i gestori delle attività primarie sono riconosciuti (e responsabilizzati) come gli essenziali riproduttori e manutentori di un paesaggio che è componente e ragione certo non secondaria della qualità ambientale, ricercata e percepita dalla fruizione».
Alla base del piano di sviluppo, e dunque della Green Community, troviamo quindi un articolato processo di analisi delle ragioni, anche antropologiche, che sottendono alle posizioni dei diversi target presenti, finalizzata alla ricerca di ciò che unisce le comunità della Valchiusella. Un processo tutt’altro che semplice e immediato, ma imprescindibile per elineare un sistema territoriale coeso e integrato in grado di proporsi al mondo con tratti identitari riconoscibili e distintivi.
«Il nostro dovere istituzionale e, ancor prima, morale, è quello di salvaguardare, senza sfruttare, le risorse del territorio – è chiaro ed incisivo Michele Gedda, Sindaco di Val di Chy, nel presentare il territorio oggetto di candidatura a Green architettoniche di epoca romanica, il sito di estrazione mineralogica di Traversella e il relativo museo, peculiarità ambientali che spaziano dagli alpeggi alle zone umide fino ai vigneti. E l’acqua, come elemento che unisce, con il torrente Chiusella che lambisce tutti i comuni di valle ad eccezione di Brosso».
«La creazione di un parco fluviale del Chiusella, prevista dal dossier Green Communities, rappresenta un passo importante per la tutela dell’ambiente e la sua valorizzazione, in un’ottica di turismo attento e sostenibile», racconta Gabriella Lafaille, attualmente al secondo mandato di Sindaco del comune di Rueglio.
«Parallelamente al parco fluviale – prosegue Lafaille – è previsto l’allestimento di un Museo Geologico all’aperto sulle rocce della Valchiusella, integrato all’allestimento di un Museo digitale a realtà immersiva con funzione di promozione e integrazione dell’importante offerta museale esistente, legata alla tradizionale attività mineraria che ha caratterizzato fin dall’età pre-romana il profilo economico e culturale della valle».
Alla base di questa iniziativa sta la presenza, davvero straordinaria, di formazioni geologiche e mineralogiche che interessano la Valchiusella facendone, da sempre, un punto di riferimento privilegiato tanto per l’osservazione scientifica quanto per la pratica proto-industriale della utilizzazione mineraria.
Nel solco di esperienze importanti come quelle dell’Emilia Romagna, il Museo geologico all’aperto che si intende realizzare prevede una forma di esposizione innovativa, lontana dalla dimensione statica e polverosa dei musei di scienze naturali, capace di presentare i reperti all’interno di un percorso di fruizione ad alto valore esperienziale, avvicinando così l’osservazione scientifica alla dimensione ricreativa propria dell’escursionismo.
Ripercorrendo il Novecento della valle, il tema dell’acqua incontra quello dell’energia e ci riporta agli anni Quaranta, quando grazie alla trasformazione di un mulino comunale situato in Alice Superiore venne inaugurata la centralina idroelettrica della società Elettrica Ruegliese. Un’iniziativa avanguardistica per l’epoca, da riscoprire con rispetto e nuova attenzione, anche alla luce delle considerazioni alla base delle nascenti comunità energetiche.
Discorso analogo per le risorse forestali che, beneficiando oggi della presenza del Consorzio Forestale Canavese, possono ambire a un utilizzo razionale e ponderato del patrimonio boschivo, attraverso l’acquisizione di certificazioni della risorsa e piani di abbattimento controllato. Da segnalare, sul punto, la presenza dell’impianto di teleriscaldamento di Vico Canavese, il cui ammodernamento e potenziamento rappresenta uno degli interventi particolarmente qualificanti della strategia locale per le Green Community, anche per il valore dimostrativo e il potenziale replicabile che potrà assumere.
di Caterina Morello
da Comunità Montagna Speciale Green Communities, n° 2