Raccontare la collettività
Trasmissioni come Linea Bianca e Linea Verde hanno inserito il tema montagna al centro. Comunicarlo bene significa uscire dalla retorica dell’andare a vivere in montagna e della bellezza dei borghi. Lungimirante comunicazione è quella che guarda ai paesi e a chi ci vive, con serietà e approfondimenti
Strumenti essenziali per coinvolgere i residenti e promuovere l’azione collettiva, la comunicazione e il giornalismo svolgono un ruolo cruciale all’interno dei piccoli territori, come borghi e comunità montane. Spesso questi luoghi, aderendo alle Green Communites, si impegnano per preservare l’ambiente e migliorare la qualità di vita dei loro abitanti, affrontando importanti sfide, come lo spopolamento delle aree, la desertificazione, la gestione delle risorse idriche, l’implementazione di strategie di turismo sostenibile.
I media locali, quindi, devono saper amplificare le voci e riportare notizie con un occhio attento all’impatto ambientale e sociale. Per farlo è necessario mettere il territorio al centro del racconto, come afferma Alessandra Ferraro, Direttrice di Rai Isoradio. «Credo che la comunicazione più adatta – sostiene Ferraro – sia quella che racconta la comunità, che pone l’attenzione sul territorio, declinandola nelle sue caratteristiche, nelle sue progettualità, nei suoi vantaggi e svantaggi».
Nonostante gli sforzi degli addetti ai lavori, non sempre queste realtà godono di grande interesse da parte dell’opinione pubblica, soprattutto nel panorama nazionale dove occupano uno spazio confinato, seppure indispensabile, come testimonia Giorgio Zanchini, giornalista, conduttore radiofonico e televisivo. «È molto difficile che una trasmissione di profilo nazionale affronti temi di carattere territoriale, ma qualche volta succede – afferma Zanchini – e in questi casi abbiamo bisogno di corrispondenti del luogo, perché solo loro conoscono il territorio in maniera approfondita. Purtroppo però, anche qui, come in America, stiamo assistendo alla crisi del giornalismo locale, dovuto soprattutto a ragioni economiche. Ci troviamo ad avere, ad esempio, un solo quotidiano di riferimento e quindi un solo punto di vista. Questo provoca un impoverimento dell’informazione, poiché la concorrenza interna è sempre un bene per le politiche territoriali».
Quindi, se da una parte i dati dimostrano che le testate e le notizie locali continuano a essere indispensabili, dall’altra le realtà redazionali faticano a sopravvivere. «È proprio questa la dicotomia che stiamo osservando – afferma Beppe Gandolfo, giornalista Mediaset, corrispondente dal Piemonte e Valle d’Aosta – ma credo che l’unica esperienza comunicativa che in questo momento abbia un grosso futuro sia proprio quella locale». L’informazione territoriale continua quindi a giocare un ruolo fondamentale all’interno della collettività, anche come antidoto contro la diffusione delle fake news. «È normale che il lettore venga a bussare alla porta della redazione per dire la propria e confrontarsi su ciò che è stato detto e scritto – sostiene Chiara Genisio, Vice Presidente della Federazione Italiana settimanali cattolici. – C’è un continuo collegamento tra la nostra informazione e la comunità di riferimento e chi opera come noi a livello territoriale, lo sperimenta ogni giorno».
La copertura mediatica delle piccole comunità richiede, quindi, un approccio mirato, che tenga conto delle loro peculiarità e delle nuove regole di comunicazione imposte dai social media. «Il giornalismo tradizionale riusciva quasi sempre a dettare l’agenda – afferma Zanchini –, oggi il numero dei click e la capacità di muovere traffico sono diventati fattori importanti. Conoscere le regole di questo nuovo mondo è importante, ma evitare di diventare vittima è altrettanto importante». A questo si aggiunge il fatto che i criteri di notiziabilità per i piccoli territori differiscono da quelli delle grandi testate.
La creazione di parchi naturali, l’adozione di politiche di mobilità sostenibile o l’introduzione di energie rinnovabili possono essere notizie di grande rilevanza per le comunità, anche se il reale interesse dei lettori non è sempre facilmente prevedibile. «Si può pensare che il racconto del parto eccezionale di una mucca in un alpeggio di Cuneo non interessi a nessuno – racconta Gandolfo –, mentre poi si scopre che è la notizia più letta della giornata. Non sempre l’interesse dell’amministratore corrisponde con quello del lettore. Per questa ragione invito sempre i sindaci ad ascoltare le discussioni della gente al bar o sui treni regionali e a leggere cosa scrive sui social».
Il ruolo del sindaco, che Alessandra Ferraro definisce “sentinella del territorio” è quindi decisivo, così come il suo rapporto con i media locali. Da una parte i sindaci possono fornire informazioni preziose sui progetti e farsi portavoce della propria comunità, dall’altra, i media devono agire da ponte garantendo la trasparenza e stimolando il dialogo. «Essere capaci di decifrare il territorio è il primo step che un buon sindaco deve compiere – afferma Ferraro – sarà poi compito del giornalista saper divulgare e mettere in luce la notizia. Credo quindi che ci debba essere un rapporto di sinergia molto stretto tra sindaco e operatore della comunicazione, ma che questo rapporto passi attraverso un ottimo uso dei social media, necessario per dar voce ai territori di montagna o ai piccoli borghi che hanno bisogno di essere raccontati».
di Pamela Pastore
da Comunità Montagna Speciale Green Communities, n° 2