Nuova filosofia di ospitalità, 100% green
Il benessere dell’uomo è legato a doppio filo al benessere della natura.
Il benessere dell’uomo è legato a doppio filo al benessere della natura. Così, immerso nelle foreste di larici e di pini al centro della Val D’Ayas, un complesso ricettivo che combina sostenibilità, relax e sport offre lo scenario giusto agli amanti delle attività montane e a chi cerca un rifugio nel verde. Si tratta di CampZero, il primo Active Luxury Resort dedicato agli appassionati della montagna che offre esperienze uniche nel territorio in cui è inserito. Alla base del progetto architettonico, curato dallo studio BladIdea per ciò che riguarda la struttura esterna e da NM Architetti per gli interni, la volontà di creare un equilibrio tra design, innovazione e tradizione.
La dimensione del relax trova ampio respiro nella Spa esterna e nella cabina massaggi con vista panoramica sul parco, negli spazi per lo yoga e nel mixology food bar. Al contempo, la vocazione sportiva diviene architettura con la palestra, la piscina coperta e le due pareti per l’arrampicata. All’interno quella per il climbing su roccia, disponibile tutto l’anno: una struttura unica nel suo genere, realizzata in cemento e progettata in collaborazione con le guide alpine locali. All’esterno quella in ghiaccio, che durante la stagione invernale avvolge le mura della hall e consente agli appassionati di allenarsi a stretto contatto con la natura.
Situata in una radura all’interno di un’area boschiva, vicino a Champoluc, la struttura si articola su tre livelli, dei quali uno interrato e due fuori terra. L’iconico nucleo centrale è rappresentato da un “masso piantato nel terreno” realizzato in cemento armato. Le sue particolari texture e la pigmentazione in pasta richiamano le geometrie e i colori della roccia, entrando in dialogo con il contesto circostante. Al piano terra – posti al di sotto di una piastra con copertura verde – si trovano i servizi comuni, tra cui l’area area wellness e la grande hall. Attorno al “masso” centrale, al di sopra della piastra, convergono, invece, i tre blocchi di camere, ciascuno composto da un’aggregazione di dieci piccoli volumi in legno con coperture metalliche a falda unica diversamente orientate. In questo modo gli architetti hanno voluto rileggere e rimandare all’aggregazione volumetrica degli insediamenti tradizionali, le cui abitazioni venivano spesso realizzate attorno a un grande blocco centrale sviluppando il borgo vero e proprio.
La scelta di privilegiare l’uso di materiali naturali e autoctoni, come il legno, e ricchi di energia, quali vetro, acciaio corten e cemento, rientra nell’ottica green che è alla base del progetto. Medesima attenzione viene rivolta dagli architetti alla cura estetica e all’attenzione ai dettagli, che si riflette a pieno nelle camere. Qui, l’approccio artigianale valorizza la natura dei materiali, mentre ogni elemento e colore funge da richiamo e da reinterpretazione della tradizione valdostana.
Le finestre a tutta altezza con vista panoramica aboliscono le barriere tra gli spazi interni e quelli esterni, così come il garden a cui si può accedere da ogni camera. Inoltre, un terreno di 9 mila metri quadrati custodisce un orto di erbe aromatiche e verdure utilizzate nella cucina dei due ristoranti.
di Leonardo Selvetti