Ripopolare i borghi
Intervista a Ermete Realacci e Antonio De Rossi
In Italia i piccoli comuni (con meno di 5 mila abitanti) sono oltre 5 mila e rappresentano circa il 70% del totale dei comuni italiani. Nell’elenco rientrano anche le piccole borgate alpine, che in molti casi contano poche decine di abitanti. Grazie ai fondi dell’Unione europea, alcune regioni hanno stanziato risorse utili a mantenere i servizi essenziali, ma non basta. Per ripopolare questi luoghi senza tempo e creare un futuro c’è ancora molto da fare, a partire dal recupero edilizio di immobili abbandonati, inghiottiti dalla natura.
Interviste
Ermete Realacci, Presidente Symbola, Fondazione per le qualità italiane
Nel febbraio 2001 presenta come primo firmatario il disegno di legge per il sostegno ai piccoli comuni, che dopo un travagliato iter legislativo diviene legge il 28 settembre 2017.
PERCHÉ L’ITALIA E LE AMMINISTRAZIONI LOCALI DOVREBBERO PRENDERSI CURA DEI PICCOLI BORGHI ALPINI?
I piccoli comuni e quindi anche i borghi alpini non vanno visti come un peso, bensì devono rappresentare una scommessa per l’intero Paese. Storicamente l’Italia è forte quando fa l’Italia, sarebbe miope abbandonare luoghi che hanno un’identità scolpita
nel tempo. In quei luoghi risiedono valori importanti e anche se si tratta di piccoli centri, rappresentano un pezzo importante d’Italia, che lo Stato e gli enti locali devono tutelare. La legge sui piccoli comuni ha un cuore, ma ad oggi il suo contenuto è lontanissimo dall’essere effettivamente messo in pratica.
COSA FARE PER EVITARE LO SPOPOLAMENTO E INCENTIVARE I PIÙ GIOVANI A PUNTARE SULLA MONTAGNA?
Occorre mantenere i servizi essenziali evitando, ad esempio, di chiudere uffici postali e scuole. Altrettanto importante è mettere in sicurezza strade ed edifici, puntando su riqualificazioni a impatto zero, oggi possibili grazie agli incentivi fiscali. E ancora, assicurare agli abitanti una connessione internet e trasformare immobili in disuso in centri multifunzionali. Riguardo alle case abbandonate, in molti casi rintracciare i proprietari è impossibile. Servirebbe quindi una norma che lasci la possibilità al Comune, magari a fronte di un avviso pubblico, di mettere mano a queste situazioni.
È POSSIBILE PENSARE A UNA TASSAZIONE AGEVOLATA PER I TITOLARI DI ATTIVITÀ IMPRENDITORIALI CON SEDE NEI BORGHI ALPINI?
Ne sono assolutamente convinto. Chi decide di investire in questi luoghi, dove spesso le condizioni economiche sono complesse, andrebbe aiutato dal punto di vista fiscale. Non dimentichiamo che mantenere in vita le comunità montane, anche le più piccole, serve a preservare molte produzioni di eccellenza chealtrimenti rischierebbero di scomparire. Capisco che si tratta soprattutto di
una battaglia culturale, ma serve davvero pensare in modo diverso il futuro di queste realtà.
Antonio De Rossi, Politecnico di Torino
Professore ordinario al Dipartimento di Architettura e Design, ha curato numerose pubblicazioni inerenti le aree abbandonate del Paese e la loro rigenerazione.
COME VALUTA L’OPERATO DELLA REGIONE PIEMONTE VOLTO ALLA TUTELA E ALLA SOPRAVVIVENZA DEI BORGHI ALPINI?
Il Psr (Piano di sviluppo rurale ndr) 2007-2013 ha destinato 40 milioni di euro, provenienti da fondi europei, alle borgate piemontesi e anche nel settennio 2014-2020 l’impegno non verrà meno. Dodici milioni sono stati stanziati per un bando che si pone come obiettivo la Realizzazione e il miglioramento di opere, strutture e infrastrutture culturali ricreative ad uso pubblico nelle borgate montane. La strada tracciata è giusta:va bene preservare i servizi essenziali, ma solo con nuove infrastrutture e
politiche di welfare si mettono le fondamenta per un futuro solido.
DOVE OCCORRE ANCORA INTERVENIRE PER SALVAGUARDARE I BORGHI E RENDERLI PIÙ ATTRAENTI?
Sono convinto che sia in atto un importante cambiamento nella testa di molti giovani, disposti a lasciare i grandi centri per spostarsi in montagna, dove magari avviare un loro progetto. Conosco, ad esempio, un ragazzo che faceva il panettiere a Carmagnola, alle porte di Torino, e ha deciso di spostarsia Ostana. Una scelta coraggiosa. Penso però che oltre ad “accompagnare” questa tendenza, le istituzioni dovrebbero favorire l’accesso al microcredito, in modo tale che i ragazzi possano avviare le loro attività imprenditoriali così da favorire l’economia di quei luoghi.
PROPRIO A OSTANA, PICCOLO INSEDIAMENTO OCCITANO IN VALLE PO, NEL CUNEESE, HA DEDICATO UNA PUBBLICAZIONE.
Nei primi anni del secolo scorso il paese contava 1200 residenti, che negli anni Novanta si sono ridotti a meno di una decina. Grazie ad alcuni abitanti il paese si è salvato e oggi vi risiedono una cinquantina di persone, fra cui alcuni giovani. Il borgo vive anche grazie a un recupero architettonico che negli anni, con la collaborazione del Politecnico di Torino, ha permesso di realizzare edifici e attrezzature pubbliche per il turismo sostenibile e la cultura. Come il centro benessere, autosufficiente dal
punto di vista energetico.