Per la tutela dei borghi
Intervista a Antonio De Rossi, Professore ordinario al Dipartimento di Architettura e Design, ha curato numerose pubblicazioni inerenti le aree abbandonate del Paese e la loro rigenerazione
Intervista a Antonio De Rossi, Professore ordinario al Dipartimento di Architettura e Design, ha curato numerose pubblicazioni inerenti le aree abbandonate del Paese e la loro rigenerazione
Come valuta l’operato della Regione Piemonte volto alla tutela e alla sopravvivenza dei borghi alpini?
Il Psr (Piano di sviluppo rurale ndr) 2007-2013 ha destinato 40 milioni di euro, provenienti da fondi europei, alle borgate piemontesi e anche nel settennio 2014-2020 l’impegno non è venuto meno. Dodici milioni sono stati stanziati per un bando che si pone come obiettivo la Realizzazione e il miglioramento di opere, strutture e infrastrutture culturali ricreative ad uso pubblico nelle borgate montane. La strada tracciata è giusta: va bene preservare i servizi essenziali, ma solo con nuove infrastrutture e politiche di welfare si mettono le fondamenta per un futuro solido.
Dove occorre ancora intervenire per salvaguardare i borghi e renderli più attraenti?
Sono convinto che sia in atto un importante cambiamento nella testa di molti giovani, disposti a lasciare i grandi centri per spostarsi in montagna, dove magari avviare un loro progetto. Conosco, ad esempio, un ragazzo che faceva il panettiere a Carmagnola, alle porte di Torino, e ha deciso di spostarsi a Ostana. Una scelta coraggiosa. Penso però che oltre ad “accompagnare” questa tendenza, le istituzioni dovrebbero favorire l’accesso al microcredito, in modo tale che i ragazzi possano avviare le loro attività imprenditoriali così da favorire l’economia di quei luoghi.
Proprio a Ostana, piccolo insediamento occitano in valle Po, nel cuneese, ha dedicato una pubblicazione.
Nei primi anni del secolo scorso il paese contava 1200 residenti, che negli anni Novanta si sono ridotti a meno di una decina. Grazie ad alcuni abitanti il paese si è salvato e oggi vi risiedono una cinquantina di persone, fra cui alcuni giovani. Il borgo vive anche grazie a un recupero architettonico che negli anni, con la collaborazione del Politecnico di Torino, ha permesso di realizzare edifici e attrezzature pubbliche per il turismo sostenibile e la cultura. Come il centro benessere, autosufficiente dal punto di vista energetico.
di Marco Panzarella