Attraverso le parole di Roberto Calderoli – Ministro per gli affari regionali e le autonomie –, il racconto del disegno di legge approvato lo scorso ottobre dal Consiglio dei Ministri, focalizzato sulla ricerca di nuovo valore per i nostri territori montani, attraverso la creazione di una strategia ad hoc per le montagne e la promozione di opportunità locali. 

Come ricordato nell’evento di apertura di Terra Madre – Salone del Gusto che ha chiuso ieri a Torino, bisogna ripartire dalle “terre alte”. Perché sulle “terre alte” c’è qualcosa di molto importante: ci sono risorse essenziali che scarseggiano altrove (acqua e aria pulita, spazio, silenzio), c’è un patrimonio di saperi, tradizioni, biodiversità, c’è chi decide di restare e fare progetti.

Cos’è per Lei la Montagna?

Mi trovo d’accordo con le parole del Santo Padre Francesco, che definisce la montagna come uno dei patrimoni del nostro Paese. Per gran parte della mia vita mi sono interfacciato con la realtà montana e ho avuto modo di apprezzare le peculiarità e la ricchezza culturale, sociale e umana. Penso che per amare la montagna non serva essere cittadini di montagna, ma piuttosto saper vivere appieno ciò che di meraviglioso ha da offrire. 

Quali sono i punti fermi della nuova legge sulla montagna a cui sta lavorando?

Il disegno di legge approvato lo scorso 23 ottobre dal Consiglio dei Ministri ha come obiettivo principale quello di superare gli squilibri economici e sociali delle zone montane – che consideriamo di importanza strategica –, attraverso misure che ne assicurino il riconoscimento, la promozione, la valorizzazione e la tutela delle peculiarità. Innanzitutto, si tratta di colmare una lacuna del nostro ordinamento: nonostante oltre il 35 per cento dei territori italiani sia di tipo montano, infatti, manca una precisa definizione di cosa la montagna sia. Con questa legge vogliamo garantire ai cittadini che vi risiedono la fruizione dei diritti civili e sociali, un più agevole accesso ai servizi pubblici essenziali e importanti incentivi per favorire il ripopolamento di questi territori, ormai troppo spesso abbandonati, soprattutto dalla popolazione più giovane che preferisce cercare opportunità altrove.   

Cosa fare per dare opportunità, servizi e possibilità di crescita ai territori montani?

Bisogna rendere questi territori attrattivi per quei cittadini che possono avere progetti di vita e di lavoro da strutturare, lavorando per ridurre i divari con altre zone del Paese e incentivando lo sviluppo socioeconomico dei territori. Dobbiamo assicurare un reale godimento dei servizi pubblici essenziali, come scuola e sanità, attraverso l’impiego sia dei fondi del PNRR sia delle risorse del FOSMIT, il Fondo per lo Sviluppo delle Montagne Italiane. Con il disegno di legge sulla montagna, lavoriamo per assicurare un progetto che sia strutturale e non soltanto uno spot: ecco perché prevediamo di mettere in campo circa 100 milioni ogni anno a partire dal 2024, che vanno ad aggiungersi ai circa 100 per iniziative degli enti territoriali. 

Quali le priorità per le montagne italiane, Sue e di tutto il Governo?

La priorità mia e del Governo è applicare una nuova e completa strategia per la montagna italiana, con disposizioni che riconoscano e promuovano davvero questi territori e siano in grado di invertire la tendenza di residenti in fuga dagli stessi. È fondamentale rispondere alle esigenze dei cittadini, che hanno diritto a poter usufruire di infrastrutture e servizi pubblici adeguati, e delle imprese, a cui deve essere reso più semplice e conveniente investire in montagna. Non solo incentivi a docenti, personale scolastico, medici e operatori sociosanitari, quindi, ma anche un insieme di agevolazioni per chi sceglie di trasferirsi in montagna, attraverso misure che promuovano il lavoro agile e contributi che stimolino l’acquisto o la ristrutturazione dell’abitazione principale.

Le Green Communities sono strumenti inclusivi di sviluppo, finanziate dal PNRR. Cosa propone e chiede ai Sindaci e ai territori che stanno costruendo Strategie d’area?

Penso anzitutto che serva una visione della montagna come opportunità dal punto di vista economico, sociale, culturale e produttivo e un dialogo bilaterale tra istituzioni ed enti locali per alimentare una visione strategica di lungo periodo. Le Green Communities, aggregazioni di enti locali che realizzano interventi integrati – come produzione di energie rinnovabili, promozione di mobilità dolce e non inquinante, rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico, lotta al dissesto idrogeologico e promozione di attività turistiche e agricole ecosostenibili ­–, concretizzano proprio questa finalità. Non a caso, tra i criteri premiali per la valutazione delle proposte progettuali rientra la capacità associativa delle Green Communities, che oggi ci consente di lavorare con aggregazioni estese e partecipate da numerosi soggetti. Infine, più che una proposta, quello che rivolgerei a Sindaci e Territori è l’invito di lavorare in maniera sempre più sinergica, accogliendo una sfida di cui la montagna ha l’occasione di essere protagonista, sfruttando le risorse del PNRR come occasione propedeutica all’accesso alle ordinarie linee di finanziamento comunitarie e allargando così lo spettro delle possibilità di reperimento di risorse.