Costruire ad alta quota: intervista a Daniele Regis, architetto e docente
Lo studio preliminare del contesto architettonico, geografico e storico è imprescindibile per realizzare interventi modellati sulle reali necessità della montagna.
Foto in apertura: Paraloup, Panoramica ©Daniele Regis 2018
La pianificazione progettuale, valida in termini di efficientamento energetico come in ottica di sostenibilità, richiede la conoscenza del territorio e la capacità di interpretarlo. Dal rapporto tra insediamento e paesaggio agli elementi tipologici, dalle stratificazioni storiche alla filiera corta. Che si tratti di riqualificazioni o di realizzazioni ex novo, approcci più tradizionali a livello estetico e di tecniche costruttive convivono con altri orientati in un contrappunto tra antico e moderno.
Daniele Regis
Architetto e docente.
Professore aggregato in Composizione architettonica e urbana presso il DAD (Dipartimento di Architettura e Design) del Politecnico di Torino
Come costruire e riqualificare in montagna e in che modo rapportarsi a territorio e architettura esistente?
La conoscenza del patrimonio è ineludibile. In sintesi alcuni degli aspetti qualificanti per il recupero: un rilievo preciso dell’esistente, dei singoli edifici sino al dettaglio, dell’intera borgata e del contesto, la predisposizione di manuali di recupero per singoli villaggi, l’applicazione della Carta del Restauro, valutando i principi di riconoscibilità, reversibilità e minimo intervento. Su tutto domina il principio di ricomposizione formale dell’immagine complessiva della borgata, della “Misura”, della corretta scala come “elegia” del progetto.
In ottica di efficientamento energetico e rapporto col paesaggio, come si inseriscono materiali, design e tecnologia?
Il primo tema della sostenibilità è legato al consumo di suolo. Le recenti esperienze sono basate perlopiù su edifici di nuova formazione e non sull’efficientamento energetico degli esistenti. Altro tema qualificante: l’applicazione delle “filiere corte” (legno, pietra, calci …) entro un sistema di relazioni legato al cantiere, risorse locali e società. In questa chiave l’utilizzo di materiali tradizionali o innovativi è aspetto non contradditorio se concorre all’immagine predisposta dal piano di recupero e ai valori dell’abitare in montagna.
Che ruolo assume la cooperazione tra pubblico e privato e in che modo può realizzarsi?
Uno dei problemi più grandi è la parcellizzazione fondiaria come quelle delle proprietà degli edifici. La recente legge regionale sull’associazione fondiaria offre spunti anche per il costruito, nelle ipotesi di concessione dei beni anche in comodato d’uso a soggetti che intendano portare avanti progetti di valorizzazione in armonia con le vocazioni produttive, culturali e turistiche, individuate entro piani partecipati.
di Leonardo Selvetti