Attraverso incontri, riflessioni e paesaggi alpini, il film racconta la profonda connessione tra uomo e natura. Un’opera che invita a riscoprire la sacralità dell’ambiente e il potere rigenerante della montagna.

Fiore Mio, il documentario di Paolo Cognetti, è un viaggio intimo e poetico attraverso l’essenza della montagna, guidato dal filo conduttore dell’acqua. Girato ai piedi del monte Rosa, il cui nome deriva dal termine patois rouja (ghiaccio), il film esplora la sacralità delle sorgenti, luoghi che per Cognetti rappresentano i veri santuari, più delle vette. L’estate siccitosa del 2022 ha spinto lo scrittore a riflettere sull’importanza di questo elemento e a salire verso le fonti d’acqua, dove ogni goccia diventa un rito e un invito alla connessione con la natura. Con il suo cane Laki, Cognetti attraversa paesaggi alpini silenziosi ma vivi, incontrando chi custodisce i rifugi d’alta quota, anime che si fondono con la montagna nei gesti quotidiani. Tra questi, Arturo e Marta dell’Orestes Hütte, il rifugio vegano delle Alpi, e il Quintino Sella, dove lo sherpa Sete e Corinne accolgono con genuinità. Il documentario è un pellegrinaggio visivo e sonoro nell’anima della montagna, con le musiche evocative di Vasco Brondi a sottolineare il silenzio e i suoni dell’ambiente. Più che una riflessione su come salvare la montagna, il film ci invita a lasciarci salvare da essa, riscoprendo il legame profondo con la natura e con noi stessi. 

Fiore Mio, prodotto da Samarcanda Film, è in sala dal 25 novembre.