Le strategie per fare prevenzione sugli incendi boschivi ci sono. Sappiamo cosa è necessario fare per evitare che un incendio, qualora scoppi, diventi incontrollabile. Esistono anche piani territoriali studiati da altri Stati, come Francia, Spagna e Svezia, grazie ai quali potremmo gestire al meglio zone di intervento tattico. Ma è necessaria informazione, formazione, una certa sensibilità e, non da ultimo, un buon budget. Questo è emerso ieri, giovedì 27 giugno 2024, durante l’incontro tenutosi al Formont di Peveragno, un momento di dialogo in cui è stato possibile visitare il Centro di Formazione Antincendi Boschivi e Protezione Civile del Piemonte sapientemente accompagnati da Sergio Pirone, direttore del centro, e Paolo Maritano, responsabile dalla formazione regionale AIB-PC con la partecipazione di Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, e Marco Colombero, presidente Uncem Piemonte. L’incontro fa parte del progetto nazionale di Prevenzione degli incendi boschivi, voluto dal Dipartimento della Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il Formont è un centro di eccellenza, non solo in Piemonte e in Italia, ma a livello Europeo. Qui vengono formati, tra gli altri, i gruppi dei volontari del corpo AIB a tutti i livelli fino ai Caposquadra e ai CoAIB, i coordinatori AIB sugli incendi forestali insieme ai DOS dei vigili del Fuoco e alle altre componenti della Direzione delle Operazioni di Spegnimento. «Dopo anni in cui si è investito specialmente sui mezzi di lotta attiva, oggi sappiamo che questo non è più sufficiente e abbiamo tutte le tecnologie per lavorare sulla prevenzione. In primis, è necessario prendersi cura del bosco: evitare la contiguità di zone a foresta fitta e spazi improvvisamente vuoti, per esempio. In questo modo si evita che il fuoco “salti” mettendo a rischio i volontari sul posto, ettari di territorio maggiore e la popolazione. È necessario prendersi cura del bosco in modo che la vegetazione degradi, da molto fitta e alta a più rada e bassa. Il fuoco, in questo modo, rallenta da solo ed è più gestibile» spiega Sergio Pirone. Per fare questo è necessario che dallo Stato alle Regioni, dagli enti locali ai cittadini, tutti ci si curi del territorio, non si lascino ettari di bosco abbandonato e incolto, e si svolga un’attività di sensibilizzazione che, come ha suggerito il sindaco di Perveragno Paolo Renaudi, deve essere rivolta specialmente alla cittadinanza.

È importante mappare il territorio e lavorare in concerto sfruttando innovazione tecnologica, realtà virtuale e realtà aumentata. Il Politecnico di Torino in collaborazione con il Centro ha sviluppato un programma – un simulatore al “Banco di sabbia” – che riesce a simulare l’andamento di un incendio in base ai dati che vengono inseriti e che il programma riesce ad estrapolare grazie alle tecnologie satellitari. «Il simulatore al “Banco di sabbia” è fondamentale per fare formazione e per stabilire come far muovere le squadre di soccorritori sul campo. Si possono impostare i parametri e, nei momenti di formazione, anche stressarli, per toccare con mano quali sarebbero gli esiti in caso di biomasse combustibili diverse, vento più intenso o maggiore umidità, per esempio» racconta Paolo Maritano.

Il Formont di Peveragno è il solo centro in Europa che ha una strumentazione simile a cui si aggiungono aule interattive e un percorso di formazione certificato. Il Centro si trova in una struttura polivalente situata all’interno di un ampio parco, dotato di attrezzature sportive e che offre possibilità di soggiorno con servizi di vitto alloggio e ampi spazi verdi per attività turistiche, didattiche e sportive; è inoltre disponibile una sala convegni attrezzata con 180 posti per l’organizzazione di seminari e congressi. Svolge diverse attività di formazione e forma figure altamente specializzate ad hoc per gli incendi boschivi, che sono cosa ben diversa rispetto a quelli civili di cui si occupa il corpo dei Vigili del Fuoco. L’organizzazione del Corpo AIB in Piemonte è un modello per moltissime regioni italiane ed è un gruppo che investe su volontari, formandoli e rendendoli capaci e che, come ricorda Roberto Colombero sono anche «generosi, efficaci e impegnati». Il compito delle istituzioni è non lasciarli soli, aiutarli a tutelare la nostra sicurezza e quella dei nostri boschi, investendo su attività di formazione e prevenzione e gestendo, come ricordato da Marco Bussone «i 40 milioni di euro ancora a disposizione in modo furbo e mirato, in modo che la lotta agli incendi boschivi possa partire da una rinnovata consapevolezza e gestione del territorio rurale e montano che i piccoli comuni non possono affrontare da soli».

di Sabrina Zanini