SAPEVI CHE …? Gli orsi del Trentino bussano in Val di Susa
L'ente Parchi Alpi Cozie ha ricevuto la richiesta di ospitare all'interno del Parco naturale del Gran Bosco di Salbetrand «almeno una coppia di orsi del Trentino»
Sapevi che … lo scorso giugno l’ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie ha ricevuto dall’associazione Rispetto per tutti gli animali e da un’ampia rappresentanza di cittadini la richiesta di ospitare all’interno del Parco naturale del Gran Bosco di Salbetrand «almeno una coppia di orsi del Trentino»?
La richiesta è stata respinta da Alberto Valfrè e Luca Marello, rispettivamente presidente e direttore delle Aree protette delle Alpi Cozie per la non idoneità delle aree gestite.
Da una parte ci sono aspetti legislativi, poiché, hanno spiegato Valfrè e Marello, «in tutto l’arco alpino centro meridionale del Piemonte l’orso non è una specie presente, quindi la sua immissione può configurarsi tra le attività vietate dalla L. 394/91 e dalla legge regionale n.19/2009 in materia di aree protette e biodiversità. In ogni caso, anche fosse fattibile dal punto di vista normativo, la reintroduzione di specie animali non presenti sul territorio sarebbe soggetta a protocolli e iter amministrativi particolarmente articolati, lunghi e complessi, stante la necessità di coinvolgimento di vari Enti tra cui, certamente, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), la Regione Piemonte e la Città Metropolitana di Torino».
A questo si aggiungono sostanziali riflessioni di carattere tecnico-scientifico che mettono in luce come l’introduzione di questa specie avrebbe inevitabili impatti sul territorio, sia a livello ecosistemico, sia nel rapporto con le attività umane. «In primo luogo gli orsi hanno necessità di areali molto vasti, difficilmente paragonabili all’estensione di un Parco naturale come il Gran Bosco di Salbertrand senza contare il fatto che tutte le aree protette gestite da questo Ente sono ambienti montani e alpini i cui confini possono essere definiti cartograficamente ma, ovviamente, non recintati o limitati in qualche modo. Questo aspetto, oltre ad implicare la necessità di coinvolgimento di tutti gli attori territoriali presenti, diventerebbe certamente un problema tanto per l’orso quanto per l’uomo, essendo presenti molte infrastrutture ed aree antropizzate».