PRe-FEu: il progetto di certificazione PEFC per prevenire gli incendi boschivi
L’emergenza degli incendi boschivi è ogni anno più grave. Gestire correttamente i territori più a rischio è la chiave per cambiare le sorti del nostro patrimonio forestale: dalla Val Susa, un esempio di successo
Con il cambiamento climatico ormai in corso, l’emergenza degli incendi boschivi si conferma ogni anno più grave. Gestire correttamente i territori più a rischio è la chiave per cambiare le sorti del nostro patrimonio forestale: dalla Val Susa, un esempio di successo
È ormai, purtroppo, notizia di tutti i giorni quella di territori della nostra penisola, soprattutto boschivi e forestali, in fiamme. Un recente report di Legambiente ha rilevato come in Italia nel 2023 si siano già superati i 50.000 ettari di aree percorse da incendi boschivi, 8.500 dei quali hanno colpito ecosistemi forestali. Soprattutto in estate, questi territori sono a rischio di incendi per siccità, venti caldi, sottobosco asciutto, un anomalo innalzamento delle temperature dovute al cambiamento climatico, ma anche per una mancanza di gestione adeguata del patrimonio boschivo.
La certificazione PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes) – promossa da PEFC Italia, l’ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale – interviene proprio in questo senso per dare valore alle foreste, implementandone la gestione sostenibile e, quindi, prevenendo i rischi di incendio. Più responsabilità verso il patrimonio forestale, più sorveglianza – cosa che riduce in grande misura la quantità di incendi dolosi –, costante monitoraggio, attività di pulizia del sottobosco e rimozione del legno morto in eccesso: queste sono alcune delle caratteristiche che fanno la differenza in situazioni di crisi tra ecosistemi certificati e non.
I dati parlano chiaro: un bosco gestito in maniera consapevole – secondo i dati PEFC – ha una probabilità fino a 9 volte inferiore di essere coinvolto in un incendio, e l’attività di prevenzione ha costi fino a 8 volte inferiori rispetto a quelli necessari per spegnere un incendio in atto: certificare un bosco, quindi, conviene sia moralmente che economicamente. Un anno particolarmente drammatico per incidenza degli incendi è stato il 2017, durante il quale si è calcolato che a causa degli incendi che hanno colpito il Paese solo lo 0,24% della superficie certificata PEFC ha bruciato, contro l’1,24% di quella non certificata.
In questo la Val di Susa – in cui nel 2017 è stato tristemente colpito il Comune di Mompantero – sta facendo scuola, non solo all’interno del nostro Paese ma anche a livello internazionale. Frutto di una collaborazione tra il Consorzio Forestale Alta Val Susa, le Unioni Comuni in Val Susa, La Foresta, l’Università di Torino (Dip. DISAFA), il Sistema Anticendi Boschivi della Regione Piemonte, le ditte forestali e le segherie locali e le associazioni di proprietari, è nato il progetto PRe-FEu – PRevenzione degli incendi per le Filiere del lEgno – avviato nel 2020 e finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Piemonte per mettere in sicurezza i circa 26.300 ha dell’Alta Val Susa.
All’interno del progetto sono previsti la realizzazione di viali tagliafuoco, interventi di selvicoltura di interfaccia con i centri abitati, nonché interventi di valorizzazione del prodotto legnoso attraverso la sua immissione in una filiera corta in aree strategiche, destinando al settore energetico lo scarto di lavorazione. Un esempio virtuoso in questo senso è il nuovo bivacco sul Colle del Sommelier, inaugurato lo scorso agosto e realizzato grazie al legno prelevato dai boschi della Val Susa durante la prima fase di PRe-FEu, seguendo tecniche specifiche di selvicoltura. Dall’area del Mompantero arrivano infatti 50 metri cubi del legno usato per costruire l’edificio, forniti dalla Società Cooperativa La Foresta di Susa; altri 350 metri quadrati di perline di pino silvestre arrivano, inoltre, da interventi per l’apertura di viali tagliafuoco a Oulx-Savoulx. L’edificio, situato a oltre 3.000 metri, non è solo un rifugio per alpinisti e viaggiatori, ma è anche sede del Centro della Cultura d’Alta Quota.
Si tratta di una case history di successo, che dimostra come la protezione del bosco e lo sfruttamento della materia prima per l’edilizia vadano di pari passo.
di Maria Chiara Voci