Divario digitale: ritardi inaccettabili
L'innovazione è una meta da accompagnare
Senza reti adeguate, non vi è digitalizzazione. Trasformare la Pubblica Amministrazione – anche grazie alle tante risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza – passa dall’innovazione anche dei sistemi informativi, vincendo resistenze e complicazioni burocratiche. Non bastano i soldi, che quando sono tanti, forse troppi, rischiano di complicare il processo.
Sono migliaia gli Enti italiani che hanno ottenuto i voucher messi a disposizione del PNRR con il Piano Italia Digitale 2026. Le molte risorse disponibili – penso alle ingenti somme per rifare siti internet comunali – devono essere spese bene, adempiendo alle complicate e rigide regole sull’asseverazione e serve la piena collaborazione delle società che offrono sistemi informativi. Vale anche per cloud, IO, SPID e altri sistemi a voucher, che hanno un principale compito e obiettivo, non fine a se stesso: migliorare e riorganizzare la PA stessa, agevolare il lavoro insieme tra Comuni di una o più valle, di un territorio omogeneo, generare inclusione, far operare insieme gli Enti, mettere insieme sistemi informativi e banche dati che oggi non si parlano. Questo è il fine ultimo: unire e generare coesione, attraverso l’innovazione.
Uncem lavora da molto tempo sulla riduzione dei divari digitali, che diventano economici e sociali. Non solo internet ad alta velocità che manca sui territori, bensì TV che non si vede e telefonia mobile con reti non adeguate. Sono 2.740 aree del Paese senza copertura. Il meccanismo secondo il quale “dove non arriva l’impresa privata, deve arrivare lo Stato per eliminare ogni disuguaglianza”, doveva farsi concreto ad esempio in un Piano Banda ultralarga efficace. Così non è stato e i ritardi sono gravissimi. Il Piano BUL si interseca oggi con il Piano di investimenti sulle reti (fibra e 5G) previsto dal PNRR. I Sindaci non hanno assolutamente chiaro come i due Piani stiano insieme, cosa devono fare e come sollecitare le imprese affinché progetti e lavori non taglino fuori – come successo con il Piano BUL – il dialogo e lo scambio di necessità con l’Amministrazione locale e gli uffici competenti dei Comuni. Su questo non abbiamo vissuto una fase positiva. Tutto si è mosso in passato al di sopra degli Enti, la pianificazione dei lavori non è stata sovracomunale, i PCN non sempre sono stati attivati e la rete è spenta. Troppe Soprintendenze, Uffici di Province, soggetti anche pubblici come ANAS ed RFI hanno minato la costruzione delle reti. Troppi ostacoli abbiamo registrato. I nuovi investimenti per funzionare hanno necessità di “interagire” con i Piani precedenti, ma soprattutto di avere gli Enti locali pienamente coinvolti. L’FTTH deve arrivare veramente a casa e non nei tombini. Il 5G deve togliere ogni buco nella rete mobile e per questo alzare i limiti di emissione, portandoli a livello di altri Paesi UE, è fondamentale.
Dunque nuove reti e nuovi servizi digitali stanno insieme, uniti, in una sola Strategie di Paese. Innovare non è “meta” bensì processo, complesso e delicato, da accompagnare.
di Marco Bussone, Presidente Uncem